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C'era una Volta parente di Alessandro che fuggiva strillando per le vie della Città sotterranea di Menzoberranzan perché aveva due assassini drow alle calcagna, gli spietati Piermaria Do'Urden e Corel Drow.
Corel, pittore per passione e assassino per entorio, sapeva d'essere il killer più esperto e letale della Matrona Madre Diahrrea, i cui fetidi umori intestinali erano stoccati in botti da cinque galloni e rivenduti dagli stessi galloni, al peggior offerente duergar del buio Underdark, il Sottoscuro, un luogo da qualche parte sotto 'a tera dove se fasceva sempre 'a guera.
Piermaria Do'Urden era meno ferrato, sì, un po' arrugginito, venerava Lolth la dea dei ragni perché suo padre era di Neverwinter ma il padre di suo padre era di Taranto e gli piaceva la Tarantella, mentre il padre del padre di suo padre si stupiva di essere ancora vivo, non sapendo di essere morto perché tutti s'erano dimenticati di avvertirlo.
Giorgiarmana Volta fuggiva per le scure vie di Menzoberranzan maldicendo in cuor suo il destino beffardo, ma è una metafora, non proprio nel cuore, lì c'è il sangue e il destino sarà anche beffardo ma non voleva macchiarsi le scarpette bicolore della Chicco, per cui in realtà stava fuori, fra i polmoni, ma così è meno epico e non ci va. Corel e Piermaria saettavano sui tetti sparando dardi dalle loro belle balestre +5, +2d6 danni da freddo, se colpito Raffreddore sul bersaglio 50% cd 3,14 x raggio + numero dei mignoli, e il critico era migliorato, era stato centrato da un dardo alla nuca ad una prima teatrale ma si era ripreso bene, tranne per il fatto che non riusciva a pronunciare correttamente le province del Piemonte.
Giorgiarmana, acrobata di un certo livello, schivava i colpi lavorando un centrino all'uncinetto, ma perse tre punti-croce e trenta punti-ferita perché una raffica di dardi la colpì là dove non batte il sole, cioè ovunque, visto che stava sottoterra. "Sto sottoterra e non sono morta! Aieee!" urlò atterrita mentre spegneva il motore del TIR e saltava in un cunicolo così stretto che era quasi un cnilo. E in questo tunnel l'avventata Giorgiarmana dai beholder fu bloccata e lestamente imprigionata.
"Sei il mio guardiano?" chiese all'Occhio tiranno che la sorvegliava.
"Sì" rispose l'Occhio. "Allora mi terrai d'occhio?" chiese Giorgiarmana.
"Sì!" rispose stizzito l'Occhio, che non aveva mai sopportato di avere soltanto un occhio. "Ma non dai nell'occhio?" chiese Giorgiarmana, accortasi della tunica viola a pois verdevomito indossata dall'Occhio. "No!" Rispose l'Occhio sempre più irritato. "Secondo me è un pugno nell'occhio" commentò Giorgiarmana. "BA-STA!" urlò irato l'Occhio. E la sfabbricò di roncolate.
"Almeno sono sfuggita a Corel Drow" pensò Giorgiarmana un poco rinfrancata, dimenticandosi di Piermaria Do'Urden, cugino parallelo di Drizzt, che passava di lì proprio in quel momento, fischiettando un motivetto che gli piaceva tanto, la Marcia Nuziale del Batterio.
"Drizzt! Drizzt! Aiuto! Liberami!" urlò Giorgiarmana, e l'elfo scuro la liberò, sorseggiando una birra chiara mentre passava a fil di spada tutti i beholder del cunicolo, che però non si fecero niente perché il filo era stato tagliato da un ragioniere calvo di Vigevano.
"Maledizione!" imprecò Drizzt, e strofinò con forza la statuina d'onice che portava in tasca per evocare la temibile Guenhwyvar, la pantera nera, così nera che al confronto Cofi Annan sembra una mozzarella di bufala. Uno sbuffo di fumo sorse dalla statuina e in fretta si disperse rivelando un piccolissimo gattino bianco che si leccò la zampina e la strofinò sulla testolina facendo le fusa. "Oooooooooooooooh" disse Drizzt sinceramente commosso, e lo aprì in due a colpi di scimitarra, disegnando nell'aria configurazioni laocoontiche di parate, schivate, affondi e piattonate, assolutamente inutili contro l'inerme gattino, ma indispensabili per bullarsi scriteriatamente.
Giorgiarmana attese la fine della performance drizztesca con le mani nel naso. "Allora, andiamo?" domandò con aria interrogativa. "Sì" rispose Drizzt con aria esclamativa. "Non andrete da nessuna parte!" urlarono due figuri con aria puntevvirgolativa.
"Piermaria!" urlò Drizzt, e snudò le scimitarre, che arrossirono perché non erano andate dall'estetista. "Drizzt!" urlò Piermaria, e tirò fuori la mazza. "Uh! Pervertito!" strillò Giorgiarmana coprendosi gli occhi.
"Non quella mazza!" commentò Piermaria francamente. "Ha ragione" commentò Franco piermariamente. Drizzt e i due assassini ingaggiarono una lotta all'ultimo sangue, ma la licenziarono subito perchè non sapeva recitare l'Otello. La bella Giorgiarmana osservava composta, ripetendo la tabellina del centotrè.
"Non vincerai!" urlava Corel mentre cercava di pugnalare Drizzt alle spalle. "Non vincerai!" urlava Piermaria mentre cercava di pugnalare Drizzt allo scialle, capolavoro di sartoria drow. "Ah ah!" rise Drizzt, e si lanciò in un attacco turbinante che segò la giugulare dei due killer con la stessa grazia di un ippopotamo obeso ripieno di cemento.
"Noooooo!" urlarono i due, e morirono, ma prima di morire riposero ordinatamente tutti i loro averi in un sacchetto di tela, e dopo morti scomparvero nel nulla, lasciando di loro soltanto il sacchetto. "To'! Un sacchetto!" esclamò sorpresa Giorgiarmana, e lo raccolse. "Non si apre! Drizzt, taglia la cordicella!" chiese. E Drizzt l'accontentò, non prima di aver tratteggiato nell'aria origami di affondi, parate, schivate e piattonate, inutili contro l'inerme cordicella, ma indispensabili per disperdere la puzzetta che aveva esploso giusto un attimo prima, tentativo inutile, perché l'aria densa di vapori mefitici corrose le carni sue e della povera Giorgiarmana, che si dissolse però.

ENIF


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